LUGLIO 2022

G. Brembilla… [et al.], Alberto da Villa d’Ogna e la sua comunità, Pliniana editrice 2021

Cent’anni intorno doppo quel glorioso

Transito del beato Alberto abate

Susitò un altro, al par di lui famoso

Se non di stato, al men d’opere grate.

Era humil, divoto et generoso,

Ne le sue acioni sante et honorate

Che meritò da Christo esser chiamato

Nel Regno suo del ciel santo e beato.

Questa è la quarta strofa di un componimento poetico databile alla prima metà del XVII secolo, tramandato fino ad oggi grazie a un codice manoscritto conservato presso l’archivio storico della Parrocchia di Villa d’Ogna: il testo narra le vicende della vita del beato Alberto da Villa d’Ogna (vissuto nel XIII secolo) attraverso la forma letteraria della poesia; dal punto di vista stilistico, infatti, il testo è composto da strofe in ottava, ossia da piccoli gruppi di otto versi organizzati secondo uno schema fisso che prevede i primi sei versi in rima alternata e gli ultimi due in rima baciata; è una tipologia metrica utilizzata proprio per la lirica narrativa, per i racconti epico-cavallereschi, per la narrazione delle gesta eroiche di personaggi mai dimenticati.Oratorio

Attraverso l’edizione critica di alcune fonti storiche, l’analisi di documenti e atti conservati presso gli archivi storici della città e della provincia e l’interpretazione delle opere d’arte che raffigurano il protagonista del libro, gli autori (Giovanni Brembilla, Maria Teresa Brolis, Andrea Capelli, Luca Pendezza) vogliono ripercorrere le vicende del beato Alberto da Villa d’Ogna, tracciando un percorso che comincia sì nel XIII secolo, quando visse il beato, ma che prosegue fino ai giorni nostri, un percorso attraverso i luoghi di condivisione della memoria e di trasmissione del culto di questo personaggio, dal corso del fiume Serio – cammino svolto dallo stesso Alberto durante la propria vita – fino alla Catalogna, dal Tirolo austriaco fino ad oltreoceano, nella terra messicana, per tornare, infine, nella patria nativa dell’alta Val Seriana.

Rafforzata l’identità storica del personaggio e la credibilità del suo culto mediante la valorizzazione delle risorse documentarie conservate dalla Parrocchia di Villa d’Ogna, gli autori compiono un percorso strettamente cronologico: inseriscono la figura del beato sia nel contesto dei santi laici medievali che in quello della storia della Val Seriana medievale, con l’identificazione di colui che promosse la devozione di Alberto nella città di Bergamo fin dagli anni Ottanta del Duecento; ampio spazio viene poi assegnato all’analisi dell’evoluzione del culto, affidandosi a fonti bibliografiche, documentarie e storico-artistiche che mettono bene in evidenza la diffusione della figura del beato dapprima come santo contadino-operaio, poi come terziario domenicano (che gli ha permesso di essere conosciuto in tutto il mondo), e nuovamente come modello di cristiano lavoratore, a stretto contatto con la propria gente e la propria terra; viene analizzato, infine, il ritorno alla comunità d’origine, Villa d’Ogna, ove il corpo dello stesso beato venne ricondotto a inizio Novecento, dopo che era stato sepolto per secoli presso la chiesa di S. Mattia a Cremona, dove morì nel 1279.

A cura della Biblioteca diocesana